La preziosità dei guanti in pelle fatti a mano ha radici lontane: scopriamo l’antica arte dei guantai napoletani.
La storia dei guanti a Napoli ha radici profonde: riecheggia nei vicoli che ospitavano le botteghe, risuona con il rumore delle macchine da cucire, profuma di pelle pregiata proveniente da paesi lontani.
A Napoli, i guanti fatti a mano non sono un oggetto qualsiasi, non sono un accessorio di poco conto. A Napoli i guanti hanno un valore quasi affettivo perché si ricoprono di ricordi e raccontano di intere famiglie in passato dedite alla cucitura ed al confezionamento manuale di guanti amati in tutto il Mondo.
UN’ARTE APPREZZATA IN TUTTO IL MONDO
I guantai napoletani erano considerati i migliori “fabbricanti europei” già dal Regno delle due Sicilie. In tutto il Mondo venivano apprezzate qualità e bellezza dei guanti napoletani, fatti a mano, lavorando pellami pregiati con la maestria e le conoscenze tramandate da generazioni.
LE PRIME BOTTEGHE DI GUANTAI
Fu proprio la dinastia dei Borboni a incentivare a Napoli la produzione artigianale locale: camicie, cravatte, tessuti preziosi con cui si confezionavano capi d’abbigliamento che ispirarono l’appellativo per la città di “Capitale della Moda e dell’Eleganza”. Ma Napoli, proprio in questo periodo, diventa anche la “Capitale dei guanti”. Le prime botteghe aprirono in una strada che tutt’ora si chiama “Via dei Guanti nuovi”, alle spalle di Via Medina. Proprio nel cuore della città, nel Rione Sanità, intere famiglie si specializzarono nella produzione di guanti fatti a mano. Ognuno dei componenti aveva un ruolo ben preciso e perfezionava la propria arte in uno specifico passaggio tra gli oltre venti che servivano a confezionare un paio di guanti.
Il Rione Sanità
Il rione di Napoli che ha dato i natali al grande Antonio De Curtis, in arte Totò, era il fulcro laborioso di tutta la città. Vicoli e botteghe piene di artigiani portavano con orgoglio il nome della propria famiglia e dei propri guanti al di fuori dei confini italiani. Anche Afragola, Casalnuovo e Casavatore ospitavano concerie, ed altre imprese familiari che concorrevano al confezionamento finale dei guanti, per esempio coloro che si occupavano degli imballaggi e chi si occupava delle etichette.
Circa il 94 per cento di tutti i guanti made in Italy provenivano dal distretto napoletano. Di fatto, il 40 per cento della produzione era destinata al mercato nazionale e il 60 era diretto a quello internazionale.
Una tradizione di Famiglia
Confezionare un paio di guanti in pelle fatti a mano non è mai stato un processo semplice: la tradizione napoletana vuole che vi siano più di venti passaggi per arrivare dal pellame al prodotto finito. Napoli è da sempre la città delle meraviglie e delle contraddizioni. Era proprio un bel paradosso pensare, all’epoca, che da vecchie botteghe e angusti scantinati provenivano accessori di moda raffinati e preziosi, acquistati da tutto il Mondo.
L’arte dei guantai napoletani coinvolgeva famiglie intere: ognuno imparava a fare il suo lavoro in maniera attenta e minuziosa. Ogni gruppo di lavoro era costituito da chi ideava il modello, chi tagliava, chi cuciva e chi completava e rifiniva il prodotto. Una vera anteprima dell’organizzazione industriale, effettuata in famiglia. Il ruolo più importante era proprio ricoperto da chi tagliava la pelle dopo averla accuratamente selezionata: solo il taglio ottimo garantiva di utilizzare e valorizzare al meglio le caratteristiche del pellame.
Ogni famiglia si allargava sino a contare decine e decine di operatori. L’aria che si viveva era di gruppo, di solidarietà e di armonia fondate sul desiderio di “costruire” un buon futuro, di concepire nuovi traguardi, di proiettarsi verso le incognite, di imbattersi in nuove esperienze, fatte di nuovi mercati e nuove sfide.
La Crisi del Dopoguerra
Com’è avvenuto in molti altri contesti sociali, anche l’artigianato ha subito una forte batosta nel dopoguerra. Un danno enorme ha rappresentato lo strapotere dell’economia dell’Est e della lontana Asia. Con il passare del tempo, purtroppo, la più antica tradizione mondiale della lavorazione del guanto lasciava il posto alle lavorazioni meno raffinate, meno compiacenti con le mode ma estremamente più economiche. Parecchie botteghe chiusero i battenti e solo pochi avevano avuto la possibilità di proseguire la loro arte offrendo il proprio talento a produttori esteri che ne colsero i vantaggi.
Andreano. I guanti in pelle fatti a mano, dal 1958 a Napoli.
Al giorno d’oggi, i guantai più bravi del Mondo si trovano a Napoli o da li provengono. Per fortuna, ci sono ancora alcune realtà che basano il proprio operato quotidiano sulla stessa importanza di conoscenze tramandate e sulla qualità delle relazioni umane.
Tra i baluardi attivi e sostenitori dell’antica arte dei guantai napoletani c’è Andreano. Una storia, tramandata da padre in figlio, che ha inizio più di sessant’anni fa e che continua ad avere oggi lo stesso desiderio di fare guanti belli e di qualità, curando ciascun dettaglio e seguendo tutte le regole degli artigiani a Napoli per la creazione di guanti in pelle fatti a mano.